Caserta -- Parlare al telefono con due superlatitanti, capi del clan dei Casalesi, poi arrestati. Ricevere quella che qualcuno considera una minaccia, qualcun altro un avvertimento. Carlo Pascarella, nalista professionista di Caserta, originario di Pignataro Maggiore, terra della cosca Lubrano-Ligato-Nuvoletta, da sempre impegnato sul fronte della cronaca nera, da quattro mesi disoccupato, ha avuto un 'onore' speciale, quello di ascoltare la voce dei super boss Antonio Iovine e Michele Zagaria.
Dopo la cattura nel bunker di Casapesenna di quest'ultimo, la telefonata e' tornata d'attualita', simbolo del fastidio che possono provocare i giornalisti impegnati a fare il proprio lavoro in un territorio difficile. Era il novembre del '98, le 19 di una normale giornata di caos redazionale. A Pascarella, all'epoca al Corriere di Caserta, passano una telefonata dal centralino. Alza il ricevitore ed ecco i due super boss che si passano il telefono per dirgli che quei suoi articoli, a quattro mesi dalla cattura di Francesco Schiavone Sandokan, dicono il falso. Loro, Antonio Iovine e Michele Zagaria, non sono affatto in competizione per conquistare il posto di leader della cosca dopo l'arresto del capo. Ci tengono a dirlo e farlo sapere a chi legge il giornale. Zagaria ci tiene a dire che la sua non e' una minaccia ma il tono appare eloquente. ''All'inizio, quando cominciarono a parlare - dice Pascarella - ero un po' scettico, pensavo a uno scherzo. Non pensavo affatto che due latitanti di quel calibro si scomodassero a parlare con un giornalista all'inizio della sua carriera. Dopo, quando iniziai a realizzare che la cosa era molto seria, andai alla Squadra Mobile della Questura di Caserta ma li' mi dissero di stare tranquillo. La telefonata era stata intercettata. Per un anno sono stato sottoposto a una vigilanza attiva con la presenza della polizia sotto casa mia''. Da quel momento, anche se ''inizialmente un po' spaventato come penso sia comprensibile, ho continuato a fare le mie battaglie rimanendo nella mia terra, facendo qualche errore ma restando sempre qui''. La sua battaglia Pascarella l'ha fatta ''ancor piu' che contro i Casalesi, contro il clan che dominava nel mio paese e infatti hanno messo una bomba sotto casa mia, a Pignataro Maggiore, ed il mobilificio di mia sorella non esiste piu'''.
GOMORRA, L'ORIGINE. Pascarella ci tiene a dire di aver perseverato nel denunciare la presenza asfissiante della criminalita' organizzata: ''la volete sapere una cosa? Il primo a coniare il termine 'Gomorra' sono stato io, nel 1998, subito dopo quella famosa telefonata. Col mio gruppo rock feci una canzone dal titolo Sodoma e Gomorra proprio contro la camorra. Oggi sono ancora qui e continuo, in tutte le forme possibili, a denunciare anche gli effetti negativi che sull'economia del territorio provocano queste presenze. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto tutti i cronisti impegnati sul fronte anticamorra e adesso che sono un po' a riposo forzato mi sto dedicando alla scrittura del mio primo libro in cui - annuncia Pascarella - raccontero' la mia esperienza giornalistica e il mio impegno contro la camorra''.