lunedì 1 agosto 2011

Siria, 30 anni dopo gli Asad massacrano ancora i sunniti di Hamā. Perchè l'occidente resta alla finestra? VIDEO


Roma -- L'Occidente ha duramente condannato l'escalation di uccisioni (oltre 130 morti) avvenute nella giornata di ieri soprattutto nella città siriana di Hamā per mano dell'esercito al comando del presidente del Governo Al-Assad. Eppure, oltre alla condanna istituzionale, sembrano non esserci vie d'uscita per quella che a tutti gli effetti può essere considerata come la più sanguinosa di tutte le 'primavere arabe'.


Mentre Barack Obama resta impelagato con la grana deficit del debito pubblico negli Usa, con la Nato ancora a caccia del dittatore libico e con la Ue alle prese con il salvataggio della moneta unica, il regime di Bashār al-Asad ha portato a termine ieri la più cruenta rappresaglia dell'eserciro governativo siriano dai tempi del cosiddetto 'massacro di Hamā', quando - nel 1982 - furono il padre di Bashār, l'allora presidente Hafiz, e lo zio capo delle truppe di terra, Rifa'at, a trucidare oltre 30mila insorti della città di Hamā.

Hamā è una città strategica per l'economia siriana e per la famiglia al-Asad. Quarta per popolazione in tutto il paese, Hamā - dopo la seconda guerra mondiale - vide la nascita del moderno partito ba'athista (già partito socialista arabo) che oggi è la maggioranza nel Governo di al-Asad. Ma Hamā è anche la città simbolo della resistenza sunnita, ovvero della la maggioranza religiosa del paese che si oppone agli alauiti-sciiti al Governo.

Con l'episodio di ieri, il governo siriano ha dato prova nuovamente di aver perso il controllo del paese e la situazione, con l'inizio oggi del ramadan, potrebbe ulteriormente incancrenirsi investendo le grosse città, come Damasco e Aleppo, rimaste finora ai margine della ribellione. Intanto, miliardi di dollari di capitali sono in fuga all’estero, le banche sull’orlo del fallimento, l’attività produttiva è crollata del 50 per cento: se le grandi classi produttive del paese taglieranno i ponti con Al-Asad, per il presidentissimo siriano sarà la fine.

Perchè Nato e Onu allora non intervengono? Perchè la Siria non è la Libia evidentemente e perchè un intervento militare in medio oriente rischierebbe oggi di coinvolgere seriamente l'avvelenato Iran, Israele, Palestina e una Turchia che a fatica vuole ancora tentare l'ingresso nella Ue.


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